Covid-19 e lavoro in azienda
Mentre la pandemia si stava espandendo a livello globale, la maggior parte delle società era costretta a rivedere il proprio modello di lavoro. Il coronavirus ha fatto emergere le limitazioni di diverse imprese, obbligandole a mettere al centro delle proprie politiche non solamente il profitto, ma soprattutto la tutela di dipendenti e consumatori. Il fattore sociale durante la pandemia ha svolto un ruolo fondamentale dando un vantaggio competitivo a quelle aziende capaci di adattarsi velocemente alla situazione.
All’interno di una ricerca redatta da JUST Capital, che nel periodo tra marzo e maggio 2020 ha analizzato le 100 maggiori società pubbliche statunitensi tenendo conto di diversi criteri come aumenti salariali, indennità di malattia retribuite o finanziamento della comunità, viene sottolineata la sovraperformance delle prime 25 società che hanno adottato pratiche socialmente responsabili rispetto a coloro che non le hanno adottate.
Più precisamente, i ritorni finanziari delle migliori 25 società sono mediamente superiori del 7.81% ytd rispetto alla loro industria di riferimento. Mentre le 25 peggiori società sottoperformano dell’11.5% ytd. Di seguito le performance mensili registrate dalle migliori e dalle peggiori società analizzate.
In particolare, tra le società che hanno ottenuto un punteggio più alto vi sono alcune aziende molto conosciute tra cui
Verizon Communications che ha creato una delle politiche di congedo per malattia più ampie oltre a destinare, a fine aprile, circa 54 milioni di dollari in contributi e donazioni a organizzazioni non profit. Tra i primi posti della classifica si è posizionata anche
Walmart che ha previsto un bonus per i dipendenti per un totale di circa 390 milioni di dollari. In alto nella classifica si posiziona anche
Starbucks che non ha effettuato licenziamenti durante il lockdown e ha sostenuto diverse fondazioni e associazioni. Tra le istituzioni finanziarie all’interno della classifica sono state menzionate
JPMorgan Chase, Bank of America e Wells Fargo mentre tra i big del settore tech sono state indicate
Apple e
Alphabet.
Inoltre, lo smart working è divenuto una delle misure di prevenzione adottate da diverse società per prevenire il virus e tutelare i dipendenti aprendo a nuovi scenari anche per gli anni a venire. In futuro, i benefici riscontrabili dall’adozione del lavoro agile sono molteplici: dal punto di vista economico, le società stesse, riorganizzando il proprio modello, potrebbero avere risparmi elevati, dal punto di vista ambientale si avrà una minore emissione di CO2 dovuta ai minori spostamenti dei dipendenti e infine dal punto di vista sociale, la riduzione degli spostamenti creerà una diminuzione dello stress e un aumento della produttività e della soddisfazione dei dipendenti. Tra le società che hanno adottato questa nuova politica che durerà anche dopo la pandemia possiamo citare
Twitter che ha comunicato ai propri dipendenti che, per chi lo vorrà, lo smart working sarà protratto per sempre, o ancora
Facebook che ha annunciato che entro il 2025 il 50% dei dipendenti lavorerà da remoto.
È chiaro come l’attenzione verso la dimensione sociale e la tutela dei dipendenti nell’immediato futuro risulterà una tematica centrale portando benefici sia verso tutti gli stakeholders sia verso gli investitori.
Le società che saranno in grado di adottare e implementare attività che siano social compliant avranno un vantaggio competitivo rispetto ai propri concorrenti. Tuttavia, la decisione delle aziende di incrementare il lavoro da remoto potrebbe avere risvolti sociali su quelle piccole e medie imprese che vivono della presenza di uffici nei loro quartieri, nonché di tutte le attività collegate agli spostamenti per lavoro, come centri congressi, attività di catering, società di creazione di eventi che dovranno rivedere il loro business model per poter sopravvivere.