Il futuro oro blu

Nonostante la superficie terrestre sia ricoperta per oltre il 70% di acqua, quella potabile è solo l’1%.

Le stime mostrano che, nell’ultimo secolo, il consumo è cresciuto di 9 volte e, a differenza delle altre materie prime, l’acqua non è attualmente un bene sostituibile: per il 70% la domanda viene da agricoltura e allevamento (ad esempio per produrre 1kg di carne bovina ne servono circa 15mila litri), per il 20% dal settore industriale e per il 10% dai “consumatori”.



Con la continua crescita della popolazione mondiale, il ruolo dell’acqua è sempre più delicato e questa sarà sempre più oggetto di contesa. L’ONU ha stimato che entro il 2035 la domanda di acqua crescerà dell’85%. L’aumento esponenziale della domanda affiancato ad una disponibilità che, già oggi, fatica a soddisfare tutta la popolazione mondiale, genera la necessità di importanti investimenti da parte dei singoli Paesi. Per questo motivo l’OCSE stima che entro il 2030 verranno investiti complessivamente in infrastrutture idriche circa 18 trilioni di dollari.

Pur trattandosi di un tema di lungo periodo, ci sono diverse ragioni per cui la gestione idrica oggi può rappresentare un’opportunità di investimento:

• La scarsità dell’acqua idonea all’uso umano;

• L’incremento degli abitanti nelle città e, di conseguenza, la maggiore necessità di acqua potabile;

• L’incremento della domanda da parte dei mercati emergenti in cui è in corso un rapido processo di urbanizzazione;

• La crescita della popolazione globale implica un aumento della domanda di acqua legata ad agricoltura, attività estrattive, petrolio, energia e altre attività industriali.

• Il bisogno di ammodernare le vecchie infrastrutture nel mondo occidentale e di dare vita a nuovi progetti di sviluppo nei mercati emergenti.

Da anni la gestione del mercato idrico sta passando in mano a società private e un numero sempre maggiore di imprese sta entrando nel mercato dell’acqua, dalle società di servizi a quelle tecnologiche.

Secondo una recente relazione del Global Compact dell’ONU, la domanda di soluzioni intelligenti legate alla gestione dell’acqua sta crescendo esponenzialmente al punto da essere considerata la “quarta rivoluzione industriale”. Non solo le aziende specializzate in tecnologie esistenti, come società produttrici di pompe, tubi, contatori, filtri ecc., vedranno aumentare la domanda verso i loro prodotti, ma si sta aprendo uno spazio importante soprattutto per quelle società innovatrici che sfruttano i big data e le reti di informazione per migliorare l’approvvigionamento di acqua.

Per questa ragione è in crescita il numero di modalità differenti tramite le quali investire nel settore idrico che, attualmente, rappresenta un trend di lunga durata con importanti opportunità in una molteplicità di segmenti:

- Investimenti fisici in zone ricche di acqua: nel lungo periodo sarà meno probabile che si verifichino problemi di siccità e quindi si avrà una resa maggiore del territorio.

- Partecipazioni in start up del settore chimico e tecnologico: continue innovazioni riguardanti la desalinizzazione dell’acqua, nuove tecniche di irrigazione o monitoraggio delle condotte idriche.

- Azioni di società del settore idrico.

- ETF con sottostanti indici che racchiudono società implicate nel mercato idrico: come ad esempio l’indice S&P Global Water (paniere di 50 società quotate attive nella costruzione di infrastrutture e nella distribuzione di acqua) o il World Water Index (indice composto dalle 20 società più grandi del settore).

- Fondi di investimento: citiamo ad esempio BNP Paribas Acqua, Pictet Water, RobecoSAM Sustainable Water Fund.